La paradontite: cos’è, come riconoscerla, quali possibili conseguenze.
La paradontite viene spesso trascurata, nella convinzione che ci sia sempre qualcosa di più importante di cui preoccuparsi. Ma quando si manifesta il problema ai denti, si diventa rapidamente sensibili alla questione. Oltre all’estetica, è il fastidio che provocano le parodontiti con i suoi sintomi a mettere in allarme.
Le paradontiti
Cos’è? Come riconoscerla? Quali le possibili conseguenze?
Gengive dolenti e talvolta sanguinanti. Ma anche sofferenza a carico dei molari, avvertibile quando consumiamo alimenti troppo freddi. Sono queste le“spie” più frequenti che segnalano la presenza di problemi ai denti. A fare sospettare la presenza della malattia sono soprattutto le gengive che sanguinano quando si spazzolano i denti o si mangiano cibi duri. Molta attenzione dev’essere posta anche all’arrossamento e al gonfiore. Detto ciò, della salute delle gengive gli italiani non si preoccupano oltremodo. Nel nostro Paese i campanelli d’allarme vengono presi in considerazione soltanto da una persona su tre che, nei casi più gravi, corre il rischio di trascurare comunque una parodontite.
Casi in aumento di paradontiti
La fotografia della situazione che riguarda questa malattia giunge dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia, che ha presentato di recente a Milano le prime linee guida mondiali – redatte assieme alla Federazione Europea di Periodontologia e alle omologhe società americana e asiatica – per la salute dei denti. Il focus è stato incentrato proprio sulla parodontite. «Si tratta di un’infiammazione profonda delle gengive provocata dai batteri presenti nella placca dentale, non rimossi con una corretta igiene orale – spiega Maurizio Tonetti, presidente Società Italiana di Parodontologia e Implantologia -. La malattia è più frequente dopo i trent’anni. Ma sono in pochi a conoscerla. La maggioranza si allarma quando sente i denti muoversi, ma se il trattamento non avviene in tempo utile, la conseguenza è la perdita dei denti».
Secondo la banca dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 750 milioni le persone che ne soffrono nel mondo. Poco più di tre milioni quelle che accusano una forma avanzata di infiammazione nel nostro Paese, dove la conoscenza del problema è scarsa. È nata così l’idea di redigere un documento applicabile a tutte le latitudini, anche in considerazione delle ultime esigenze che correlano la malattia a un aumentato rischio di sviluppare condizioni croniche: dal diabete all’ictus, dalle infezioni respiratorie alle malattie cardiovascolari. Riscontri che andranno consolidati nel tempo, ma già utili per imprimere un’accelerazione in chiave preventiva.
La prevenzione delle paradontiti con la corretta igiene
In attesa dei denti stampati in 3D, nel decalogo redatto dagli specialisti trovano conferma l’importanza di una corretta igiene e un approccio mirato alla prevenzione. Da qui il consiglio di sottoporsi a due visite di controllo annue dallo specialista, durante le quali il dentista dovrà effettuare un test di screening della parodontite (Psr), valutando l’infiammazione delle gengive. Quanto all’igiene personale, gli esperti consigliano di usare lo spazzolino elettrico (lavaggio di almeno due minuti, anche quattro in chi ha le gengive infiammate), più efficace nella rimozione della placca dai denti. In alternativa al filo, andrebbe preferito lo scovolino interdentale, sopratutto in presenza di spazi più ampi. E il colluttorio? Va bene, purché sia usato dietro indicazione dello specialista. Se le gengive sanguinano per un lungo periodo, in ogni caso, l’appuntamento con il dentista diventa improrogabile.
Come difendere i denti a tavola
Come ricordava Tonetti, «la maggioranza degli italiani si allarma solo quando sente i denti muoversi e spostarsi, con la conseguenza, se la malattia non viene trattata per tempo, della perdita dei denti». A tavola la mobilità dei denti comporta un cambiamento della dieta molto negativo, perché per alimentarsi con una dieta ricca di frutta e verdura fresca come quella mediterranea serve una buona masticazione. «Inoltre proprio i vegetali ricchi di vitamina C servono per mantenere le gengive sane e devono perciò essere un caposaldo dell’alimentazione quotidiana». Chi ha perso dei denti, invece, si ritrova costretto a scegliere cibi più morbidi e quindi a favorire carboidrati, zuccheri raffinati e grassi: con un impatto negativo, sulla salute e sul portafoglio.
di Fabio Di Todaro, tratto da “La Stampa“